Da oltre cent’anni, l’azienda milanese Brizio Basi progetta e realizza impianti che utilizzano la tecnologia del vuoto, destinati alle realtà più disparate anche in relazione alla cosiddetta “Impresa 4.0”. Oggi, l’organizzazione, divenuta leader nel mercato italiano e internazionale del settore, è sempre più attenta non solo alle innovazioni tecnologiche, ma anche alla sostenibilità, elemento di straordinaria rilevanza per i giovani della Generazione Z. A questo proposito, abbiamo intervistato Sara Fioravanti, studentessa universitaria di Ingegneria Industriale Energetica e neoprofessionista in Brizio Basi.

In ambito scientifico, il termine “vuoto” viene utilizzato con due accezioni differenti. Da una parte, in riferimento a uno spazio totalmente privo di materia. Dall’altra, in relazione a una regione di spazio occupata da aeriformi, dunque gas o vapori, la cui pressione totale è sostanzialmente inferiore a quella atmosferica.

E proprio la tecnologia del vuoto è il cuore pulsante di Brizio Basi, azienda avviata dall’ingegnere Brizio Luigi Basi che, in seguito all’acquisto di un terreno nei pressi di Milano nel 1922, iniziò la costruzione del capannone nel 1928. Nel corso degli anni, l’azienda è diventata leader del settore nel mercato italiano e internazionale, tutto grazie alla sua capacità di rispondere a numerose e diversificate esigenze industriali anche in relazione alla cosiddetta “Industria 4.0”. Da sempre orientata all’innovazione, infatti, Brizio Basi è diventata un riferimento per il processo di progettazione e realizzazione di tecnologie del vuoto negli ambiti più disparati – elettrico, automotive, medicale, farmaceutico e molti altri ancora – ponendo anche grande attenzione alla sostenibilità ambientale, tema particolarmente caro alla Generazione Z.

Intervistiamo Sara Fioravanti, giovane neoprofessionista di Brizio Basi

A questo proposito, abbiamo deciso di intervistare Sara Fioravanti, diplomata all’Istituto Tecnico IIS Alessandrini di Abbiategrasso (MI), che ha iniziato a lavorare in Brizio Basi nel 2020 come tecnico elettrico durante l’Alternanza Scuola-Lavoro. Oggi, la ventunenne studia “Ingegneria Industriale Energetica” presso l’Università degli Studi di Pavia e continua a lavorare in azienda con attività legate al marketing e all’organizzazione di fiere.

D. Benvenuta Sara, ci racconti com’è nata la tua passione per la meccatronica?

Penso che il mio interesse per la meccatronica arrivi da mio padre. Da piccola lo osservavo sempre mentre svolgeva lavori in casa e crescendo ho iniziato ad aiutarlo: ero affascinata dagli attrezzi e mi piaceva vedere che qualcosa che avevamo sistemato o montato funzionasse. Nel periodo tra la fine delle medie e l’inizio delle superiori, abbiamo sviluppato piccoli progetti di elettronica di cui ero molto soddisfatta: andavamo in un negozio di elettronica a comprare i componenti, lui mi spiegava i collegamenti e le formule, poi montavamo tutto. Mi ha insegnato anche a saldare a stagno e mi è piaciuto tantissimo. Probabilmente, è stato questo a farmi decidere di proseguire con elettronica e sono molto contenta di questa scelta!

D. Com’è stato l’ingresso nel mondo del lavoro e quali sono state le prime sensazioni provate?

Il mio ingresso nel mondo del lavoro è avvenuto durante il quarto anno delle superiori con l’Alternanza Scuola-Lavoro; sono entrata in Brizio Basi e mi è piaciuto tantissimo, così ho deciso di continuare durante l’estate e da lì sono rimasta. Ricordo che il primo giorno in azienda ero molto curiosa ed entusiasta: volevo capire come funzionasse tutto, cosa si facesse e cosa avrei potuto fare io.

Durante gli studi ho appreso i concetti fondamentali, ma è stato importantissimo fare esperienza sul campo perché ogni lavoro ha delle competenze a sé da sviluppare con il tempo. Ho avuto la fortuna di entrare in un gruppo di persone molto positivo a cui sono grata per l’accoglienza e gli insegnamenti trasmessi. Inoltre, quando ho iniziato, ero l’unica ragazza tra officina e ufficio tecnico: in molti mi hanno chiesto se la cosa mi mettesse a disagio, ma per me non è mai stato rilevante.

D. Di cosa ti stai occupando in particolare e quali sono le prospettive di crescita nel tuo ambito?

Inizialmente ho lavorato nel reparto elettrico, poi con l’inizio dell’università ho iniziato a fare qualche traduzione di manuali tecnici e un po’ di lavoro di archivio, infine, ho iniziato a occuparmi del marketing e delle fiere all’estero. Da circa un anno, seguo anche i progetti che organizza Assolombarda per le imprese familiari che trovo molto utili a livello formativo sia per i contenuti sia per il confronto con gli imprenditori.

Sono molto soddisfatta del mio percorso professionale, ma mi manca un po’ il lavoro in officina. Al momento, infatti, mi occupo con interesse della parte marketing-commerciale di Brizio Basi, ma attendo con ansia di finire gli studi in “Ingegneria Industriale Energetica” all’Università degli Studi di Pavia per tornare a tempo pieno sulla parte tecnica. Inoltre, penso sia importante sapersi rapportare con l’estero: per questo motivo, oltre all’inglese, sto studiando anche tedesco e francese.

D. Ci sono state delle figure “senior” che ti hanno aiutata a superare qualche specifica difficoltà a livello operativo?

Ci sono alcune figure in azienda che mi hanno insegnato ciò che so oggi in diversi ambiti. In officina, i ragazzi del reparto elettrico mi hanno insegnato a leggere gli schemi elettrici, pneumatici e tecnologici, a fare quadri elettrici e bordi macchina, a forare, maschiare, a preparare i pannelli per i quadri a montare le canaline e molto altro. I tornitori e fresatori, invece, mi hanno spiegato le lavorazioni meccaniche in occasione di un corso riguardante una fresa CNC 4 assi. In ufficio tecnico, infine, mi hanno insegnato a usare meglio AutoCAD, mi hanno spiegato il funzionamento di alcuni macchinari che produce l’azienda e in fiera mi hanno aiutata a sviluppare l’approccio con clienti e fornitori e raccontare al meglio l’azienda.