In che modo favorire la crescita e lo sviluppo del settore automotive in Europa e in Italia alla luce della nuova leadership della Cina? Questa è la domanda a cui cercano di rispondere Luca Beltrametti, docente di politica economica all’Università di Genova, e Corrado La Forgia, General Manager VHIT-Weifu e Vice Presidente Federmeccanica attraverso il loro studio “L’automotive verso la sostenibilità ambientale. Qualche valutazione su Cina, Europa e Italia”.

La ricerca, presentata l’11 luglio 2024 presso la Fondazione CUOA di Vicenza, analizza le recenti dinamiche del mercato mondiale dell’automotive, evidenziando la forte crescita del peso dei produttori cinesi a discapito di quelli occidentali. Una tendenza associata ai radicali cambiamenti tecnologici in atto, imposti anche dalle normative europee, che hanno permesso alla Cina di contendere la leadership nella produzione di veicoli elettrici.

“Lo studio si propone di dare un contributo di consapevolezza all’attuale discussione sulla transizione green in corso attraverso l’analisi strutturata e comparata delle strategie di sviluppo industriale in Europa e in Cina. Gli elementi emersi conducono alla necessità di una revisione pragmatica dei target europei fissati e della via indicata per raggiungerli. Essenziale, l’apertura alla neutralità tecnologica e la capacità di relazione con i leader tecnologici emergenti, con l’obiettivo strategico, in particolare per il nostro Paese, di attrarre investimenti e insediamenti produttivi e di R&D importanti” ha spiegato Corrado La Forgia, Vice Presidente di Federmeccanica.

La ricerca di Luca Beltrametti e Corrado La Forgia

La ricerca L’automotive verso la sostenibilità ambientale è suddivisa in quattro parti: la prima focalizzata sulle modalità di produzione di un veicolo elettrico e le successive rispettivamente sul settore in Cina, Europa e Italia.

La leadership della Cina

Secondo gli autori, gli obiettivi “zero emissioni” fissati dall’Europa e la contestuale individuazione dell’elettrico come unica strada da percorrere per raggiungerli hanno messo in difficoltà l’automotive continentale. Il tutto a causa delle tempistiche stabilite considerate non compatibili con la disponibilità di infrastrutture e risorse – basti pensare, ad esempio, che il 50% dei circa 50.000 punti di ricarica presenti in Italia si trova nel nord del Paese e che la disponibilità di energia da fonti FER, seppur in crescita, è ancora sotto il 50%.

A tal proposito, la ricerca evidenzia quanto il successo della Cina risieda in un sistema di incentivi capace di favorire una continua innovazione tecnologica, innalzando il livello di performance dei veicoli e abbassandone al contempo i costi di produzione. Un elemento correlato proprio alla disponibilità di materie prime, enormi economie di scala e competenze professionali che hanno permesso al Paese di avere la meglio sui tradizionali leader occidentali.

Il mercato automotive in Europa e Italia

Nelle altre sezioni dello studio, invece, Beltrametti e La Forgia condividono alcune riflessioni in merito ad azioni da intraprendere per conservare e sviluppare il settore automotive in Europa anche rivedendo le attuali normative comunitarie. In particolare, la ricerca sottolinea la necessità di puntare i riflettori sul “come” e “quando” adottare obiettivi, tempi e soluzioni per supportare la trasformazione green anche tramite il public procurement e l’investimento in tecnologie di alto livello.

Infine, dopo avere brevemente analizzato le peculiarità del sistema italiano costituito principalmente da PMI, gli autori avanzano alcune considerazioni e proposte nella prospettiva di valorizzare le filiere di fornitura all’interno delle catene globali di valore. Tra queste spicca la possibilità di collaborare strategicamente con i nuovi players, assumendo una loro crescente presenza in Europa e indicando nella creatività italiana la chiave per realizzare quel “Invented and Made in Italy” a difesa della profittabilità delle imprese.

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